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Poesie di Ida (Teresa)

Notti sui sagrati

Ricordo la sua schiena delicata
disporsi ad arco contro un cielo albino
le vertebre puntute ad una ad una
farsi scalini sotto le mie dita
Giorni indolenti a battezzare sassi
noi nomadi, noi donne, noi coralli
Poi notti coricate sui sagrati
paura clandestina appesa al cielo
noi libere, noi druide, noi vigliacche
Ricordo che il meltemi soffiò forte
ci spinse indietro nelle nostre vite
Molti anni dopo la rividi ancora
guadava fiumi rossi di dolore
respirando quel poco che serviva
Nell’abbraccio leggero che ci unì
riconobbi le ossa ad una ad una.


Notte d’estate

Risveglio agitato di notte ventosa
l’imposta che sbatte, che sbatte, che sbatte

il mio respirare si fa più veloce
e l’aria che vortica dentro la stanza
solleva il lenzuolo mi arriccia la pelle.

Da fuori rumori vibrati di corde
un sabba di rami, di foglie danzanti
di stelle inciampate, cadute e slogate.

Sul letto si posa l’odore dei fichi
e tornano a galla paure nascoste.
Il soffio riprende dilata spalanca
disturba nel volo farfalle da sera:

io come da bimba rimango distesa
con gli occhi incollati trattengo il respiro -
che se sembro morta - mi cambia il destino.



Masali

Cammina al passo con la bicicletta
in una spessa nuvola di sabbia
il pensiero appoggiato ed avvolgente
come una larga sciarpa intorno al volto.
Nella luce velata e rarefatta
complice solo il suo respiro caldo
chiude tutte le tende si raccoglie
…e sogna, Masali,
sogna che la vita sua,
questa di stamattina e di domani,
sia una vita di prima elementare
un posto fatto per sperimentare
lezioni sul soffrire ed esercizi
per sapere cos’è questo terrore,
disegni di bambini massacrati
con bambole di madri stese a terra
e tutti quanti con le mani in faccia
per imparare a piangere nei cori.



Caterina

Caterina ha i pensieri di cristallo
è una statua di pietra in un deserto,
così vuole la saga del dolore
che non si muova l’aria nei dintorni
per non amplificare le volute.
Caterina si è persa nella vita
poi si è tolta gli occhiali per andare
ora resta seduta alla finestra
manda lo sguardo oltre ma non vede,
non vuole più vedere, Caterina.
Caterina non sente più i rumori
non c’è sonoro tra le sue pareti
ma solo l’eco calda e dondolante
della voce di lui che le cantava
d’amore, dell’andare e di mangrovie.
Fuori nevica ancora da quel giorno,
c’è un bianco materasso nel cortile
Caterina lo guarda, lo accarezza
- chissà che cosa pensa in quell’istante -
mentre vola nel vuoto per dormire.



Vertigine da terra

Chi non rivolge mai lo sguardo in alto
non sa nulla di tetti e di camini
di come il fumo sale e si disperde
e lascia immaginare focolari.
Chi non guarda grondaie e cornicioni,
verande, lucernari e segnavento,
galli in perpetuo lento circolare,
fa sogni piatti come una pianura.
Chi non si incanta per un cielo viola
allora forse non ha mai provato
quel sottile disagio di infinito
che fa vedere tutto con l’imbuto
e fa prendere fiato dalla vita.
E di sicuro non ha mai sentito
quella lunga vertigine da terra
che fa desiderare con urgenza
di indossare due ali e poi volare.



B/N

Ti scrivo questi versi in bianco e nero
perché il nostro parlare sia essenziale,
per non perdersi in troppe sfumature
né scivolare in bocche di bordeaux.

La luce e l’ombra ci daranno conto
dei nostri umori e delle pulsazioni
e niente azzurri per dimenticare
né marroni di Siena a ricordare.

Mi vesto in chiaroscuro questa sera
per provare a sedurti con un grigio
per dare un senso alle mie tante curve
perché i colori - li ho finiti ieri.



Ballata noir

Se non respiro e muoio soffocata
mettete in una cella le parole
che troverete conficcate in gola.
Se annego scomparendo lentamente
tra i flutti dentro un mare di piacere
provate il loto per dimenticare
o un fascio di papaveri sul petto.
Se lascio questo mondo mentre dormo
il colpevole è più pericoloso:
si tratta di quel sogno-serial-killer
che perseguita le anime in fermento.
Se invece mi trovate in overdose
cercate Lui, mia droga e stordimento,
in fondo al pozzo dei miei desideri.
Se poi io mi schiantassi per errore
ditegli che in quell’attimo fuggente
quando si libra tra la terra e il cielo
ho trovato i suoi occhi grandi e scuri
e lì mi son tuffata per l’eterno.



Lenzuola

Mattina
polverosa di sole
lucida di freddo
silenziosa
Potrei leggere storie
stirare le lenzuola
fare un bagno
e invece resto stesa
incollata al materasso
e gioco ad essere paralizzata
nel corpo e nei pensieri
nel tempo
Poi il lenzuolo bianco
si fa aquilone
mi avvolge
mi porta via
mi fa viaggiare
nel tempo
vado e torno
immobile io
mentre l’anima fa aerobica.


Poesie d’acqua

Sulla riva

Sdraiata sulla riva
immerso un piede
ciottoli bianchi
ovali lungo il fianco
guardo l’acqua che marcia verso valle.
Così semplice qui
lasciarsi andare…
posare su una foglia i miei pensieri
mandarli per un po’
in vacanza al mare



Onda anomala

In un piccolo sogno
aderivo alla rotondità di un'onda
a schiena curva
come dentro una profonda amaca.
Rotolavamo sulla superficie
senza conoscere la nostra meta.
Uno schiaffo improvviso
e diventammo,
l'onda ed io,
bianca schiuma festosa.
Ci prosciugammo insieme
su uno scoglio.
Mi svegliai per la sete.



Vaucluse

Ti ricordi in Provenza una mattina
io china sopra il fiume trasparente
i piedi sui rotondi sassi asciutti
tu più prudente un piede sulla riva
ridevamo di niente contagiati
dal rumore dell’acqua salterella.
E poi bevevo a conca l’acqua pura
e ti dicevo che era la mia cura
e ancora ridere, quel ridere d’amore
che rotolava addosso senza freni.
Amore mio che ridere a zampillo!