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Il Sole

Intervista a Mario Luzi
di Annamaria Bonfiglio

(Omaggio a Luzi)
Nel corso di un incontro con gli studenti palermitani ho avuto modo di avvicinarmi al poeta Mario Luzi e scambiare con lui alcune battute. Ne è venuta fuori una breve intervista durante la quale il poeta ha espresso alcuni punti di vista sulla poesia e sui poeti del nostro tempo. “Dire qualcosa di sé” ha esordito "è difficile perchè nel momento in cui ci si definisce siamo già diversi e quindi non ci possono essere formule nelle quali imprigionarsi. Tuttavia ho anche un passato sul quale posso tentare di rispondere, naturalmente con approssimazione perchè la verità delle cose si può solo captare. La verità è fatta di cose imponderabili che non arrivano ad una concettualità definita.”
Nella sua Lezione sulla poesia contemporanea Luzi ha affermato fra l’altro: “La poesia è sempre contemporanea quando incide nella sostanza dell’umano e approfondisce delle situazioni che sono universali e che ogni uomo nella sua temporalità può provare. In questo senso vi posso dire che la poesia più contemporanea è quella di Dante che ci insegna il rapporto strettissimo fra la parola e la cosa. L’eccezionalità della poesia di Dante è di avere conciliato il vissuto e il vivente con quello che è l’aspirazione dell’uomo a ritrovare un’armonia e un’unità a cui la storia fa violenza. La poesia di Dante non esaurisce mai il suo messaggio, è quella più compiuta perché ha aderenza con la vita e con l’esperienza e per questo non invecchia, ma anzi è richiesta dallo spirito umano per fortificarsi.”
Domanda: “Sappiamo di tante occasioni che hanno visto la sua presenza a Palermo, posso chiederle se quello con la nostra città è un rapporto privilegiato”
Risposta: “Direi di sì, conto qui parecchi amici con i quali ho rapporti costanti ed affettuosi”
D. “Si parla spesso della morte della poesia, qual è la sua opinione in proposito?”
R. “Queste sono baggianate che si sono sempre dette. E del resto la poesia vive della sua morte”
D. “Pensa che l’esercizio della poesia sia più difficile in questo nostro Sud un po’ emarginato rispetto alla cultura imperante?”
R. “Direi di no. Magari ci sono difficoltà pratiche per la divulgazione della poesia, ma se c’è un convincimento di fondo non è possibile chiudere la bocca al poeta”
D. “Ritiene che oggi la poesia possa avere ancora una funzione educativa?”
R. “Sì, certo, non necessariamente in senso pedagogico. La poesia è una sostanza profonda di cultura e di moralità che non può non lasciare traccia. Libertà interiore e spazio individuale, questo il lascito della poesia a chi la frequenta”
D. “Un’ultima domanda, inevitabile quando si parla con un poeta: perché e per chi si scrive poesia?”
R. “Il poeta scrive perché si compia il destino della parola che è quello di essere ascoltata”
Nato a Firenze nel 1914, Mario Luzi è stato uno dei protagonisti della stagione ermetica. In seguito, presa coscienza della necessità del poeta di immergersi nel cammino della storia, il suo discorso lirico si attestò sia sul fronte dell’urgenza dell’uomo di farsi testimone degli eventi sia sulla visione di una sua (dell’uomo) possibile rigenerazione nei confronti della storia.