Poesie del Vikkius (?)

SONETTO SULLA FOTO DEI NAUFRAGI

Nel mezzo del cammin dalla mia posta,
vi ritrovai una foto oscura
la cui vision era tosta, acc.. se era tosta!
Ma per dirvi delle cose e della paura
che provai a quell'orrida visione,
vi basti questa semplice stesura.
Vi era, a lato, un robusto omone,
dal volto paonazzo e un poco buffo,
che di bottiglie facea collezione.
Ei , mi dicon, si chiamasse puffo
e parchegghiava il suo quintale
accanto a un garibaldino ruffo
di capelli e sguardo da spedale,
per le birre tracannate a tutto spiano.
Ma ora, che potrei dir di male
di colei che poggia la sua mano
sul braccio di cotanto esemplare
di naufrago di aspetto subumano?
Il paciocco sembra felice e lascia fare
alla circe che l'avvolge nelle spire
e che sembra volerlo disossare.
Ahi! a me sembrò di sentire,
quando lei gli abbrancò l'arto
e non lasciollo più fuggire.
E che dire di colui che storce dita
come a palleggiar cotesto evento
che sembra cosa inaudita.
Lo si vede felice e contento
e pare dir :-La platea io mangio condita,
se della birra caccio prima il vento.
Nei su' pressi un crine un tempo folto
pare rotear lo sguardo intorno
e dir: - Ridatemi il bibiton che m'avete tolto.
Deh, mira quei due che dal superno
e sanza ritenzion mostran il volto
a me, che tiro uno strale di scherno.
Una pasqua appare il listaiolo
che poggia la mano a tracolla
su colei che ride a paiolo,
immota, come torre che non crolla.
Ora è tempo che io approdi al porto
e termini codesta immane rolla
ché chi mi conosce sa, che a torto,
non ho in amor il poetare discinto
e non cavo dritto da ciò che è storto.
Ma se il quadro ch'ho così dipinto
è stato alfin di vostro gradimento
sappiate che è l'invidia che m'ha spinto
e che avrei voluto esser lì, in quel momento.


Deh, sferica e robusta pulzella
epigona dell'abbondanza mammellaria,
datasi al consumo di Vita Snella
dopo incauta libagione culinaria
con contorno di farfalle e di pisella
in casa dell'amica segretaria.
Ahi, rotonda corazziera romanaccia,
or che non divori chili di Nutella
e che dissolta sembri nella diaccia
lista di naufraghi, che si arrovella:
<< Ma perché le si è seccata la linguaccia?>>
Fu forse colpa di tal Mar Ciello
che impallinò la tua ciccia prorompente
in quell'epico, omerico duello
che vide il tuo gluteo cadente
rimbalzare nella polvere della via
come soffice palla travolgente?
Hi hi hi, vedo Elisabet che spia
ogni mossa della biondona ammutolita
e ride del mutismo dell'arpia.
E se scomparve invece la Jamessita
per tema di divider la magione
con colui che avea sfidato, la svampita,
o forse , orrore! con Maimone?
Tai son i pensier che struggono la vita,
e un altro:<< Porti tu il perizome?>>

Ugh, ho detto
Mar Ciello


Gentili donzelle, questa poesia è tutta per voi!

" Femena che men fè ha che fera,
radice, ramo e fructo d'onne male,
superba, avara sciocca, matta e austera,
veneno che venena el cor del corpo,
via iniqua, porta infernale;
quando se pinge, pogne più che scorpo;
tosseco dolce, putrida sentina;
arma del diavolo e flagello;
prompta nel male, perfida, assassina,.
Luxuria malegna, molle e vaga,
conduce l'omo a fusto et a capello;
gloria vana et insanabel piaga.
Volendo investigar onne lor via,
Io temo che non offenda cortesia".

Buona domenica, donne .....


Due donne in cima de la mente mia
venute sono a ragionar d'amore:
l'una ha in sé cortesia e valore,
prudenza e onestà in compagnia;
l'altra ha bellezza e vaga leggiadria,
adorna gentilezza le fa onore:
e io, merzé del dolce mio signore,
mi sto a piè de la loro signoria.
Parlan Bellezza e Virtù a l'intelletto
e fan quistion come un cor puote stare
intra due donne con amor perfetto.
Risponde il fonte del gentil parlare
ch'amar si può bellezza per diletto
e puossi amar virtù per operare.

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