Da "L'Unicorno" di Marina Torossi Tevini

Da “L’Unicorno” (La serenità e altri paradossi)
di Marina Torossi Tevini
(Campanottoeditore 1997)

Appunti per sopravvivere

E lei la poiesis
non era che un
lunghissimo e sonnambulante
addio al carillon
al sempre ed ora
al continuamente
qui un attimo e
una nicchia per aficionados
un buco
per buttar le bucce

o non solo
non solo
giochi d'acqua
sdolci sdruccioli sdefiniti
sdicibili fonemi

oh il dolore acre delle cose non dette
dolorosa chiusura invalicata!

Doveroso ormai
risalire dagli abissi
frequentati allo spasmo
affondare le dita
e trarne
meravigliata luce


Meravigliata luce


Incommensurabilmente
fuori

dalle normali
partiture
adunche

dal quotidiano
rapido ronzare

fuori
dai filari di spighe
e dai luoghi disboscati
acquattato
relegato
tra pirotecniche evoluzioni

stecco da quattro soldi
incautamenre incauto

qualificato a succhiare
nelle prede dei secoli

acrobata avezzo
a passare
di frana in frana
tra nuvole
e oltre gli strapiombi
sprangati -ormai-

L'io svaporato
frantumato
avulso
da se stesso

recede
in ululii di lupo
accovacciato
su grattaceli di vetro

E dunque sfonda
vaga
tra ondulate colline
recuperi improbabili
limpidi predicati
potenza inusitata

(ormai a rischio)

Vaga
lasciando la cerchia delle mura
occludenti
la luce
ritorna
alla vertigine
lascia
non sprangata la porta
torna
a stemperare ancora

meravigliata luce


Giochiamo a scacchi?


All'ombra
di queste onde irate
ritorni a rinfrescarti
sulla riva
Ecco le tue carte
non barare!
(Ma mi dicono
che in amore
è inevitabile)

La fiamma della candela
s'affievolisce
ma ancora luccica
uno spicchio di luna
intermittente
Tralci di vite
circondano i nostri corpi
pagani

- Giochiamo a scacchi?-
Veramente io volevo
che germogliasse il gelo
che il mare
desse frutti
dolci e freschi
che i tuoi occhi superassero
monili e inganni...
Non giocheremo a scacchi
Da amici
passeggeremo lungo il fiume
Le finestre
il soffitto a lacunari
l'orologio
Aria di chiuso
Riconosci la luce?
Gli arbusti si innalzano nel cielo
carezzano con mani audaci il sole
hanno sfondato la porta
di questa stanza chiusa
Non siamo nella terra desolata!
Non più abili giochi di parole
barocco compiaciuto
senza
Ah Eliot Eliot
perdona qualche fantasia
arrischiata

qualche utopia
di donna
per vestire di prati
la terra desolata
del ventesimo secolo
E percorrere nel vento nuove piste
dentro il cuore del mondo...

- Giochiamo a scacchi?-
No, stasera passeggeremo
lungo il fiume da buoni amici
vecchi buoni amici
e poi domani
forse
esisteremo
Domani
i cadaveri cominceranno a germogliare
fiorirà il gelo
non avremo unghie per graffiare
domani forse
l'amore sarà fatto
ad altri patti


Il lupo della steppa
(Storia di un brav’uomo che leggeva
volentieri i romanzi di H. Hesse)


E andare la notte
nel bosco
su orme fresche di preda
e correre nel vento
da solo
quando si leva la luna
e nel silenzio sentire
che tutto l'universo
è per me

Invece mi vesto ogni giorno
jaens di marca
qualche capo firmato
e premo il mio muso di lupo
in sorrisi gentili
e parole

Ogni giorno nella mia gabbia
corretto
pulito
puntuale

Lontano da ogni assoluto
Coccolato
buon cane di casa
ricevo ogni giorno scodelle
che mi rendono sazio di cibo
un po' ebete e
pigro

L'assoluto
della gioventù
l'assoluto
è ormai un universo lontano

Per me ormai traballante
sulle gambe
infiacchite
dalle notti trascorse al tepore
impossibile sogno

E mi accontento del grigio
il bianco mi farebbe impazzire
e mi accontento del pane

il sangue mi farebbe impazzire
e mi accontento di stare
sul tappeto
vicino al camino

Questa notte però
-qualcuno ha aperto il balcone-
mi sono fissato su al cielo
ho visto libere stelle
e piste infinite
nel vento
Mi sono lasciato cullare
per un po'
dalla voglia d'andare
mi vedevo nel bosco da solo
mi sentivo libero e forte
Poi ho sospirato nel vento
un guaito lungo
potente
I bambini di casa
aggrappati alla coda
mi fanno impazzire
E' strano
Ho morso qualcuno