Note Biografiche
Carlo Scirocchi è nato e vive a Roma. E’ stato finalista con opere di poesia e di prosa in diversi concorsi letterari. In particolare ha vinto l’edizione del 1988 del Premio Internazionale Eugenio Montale, per la sezione poesie inedite, con la pubblicazione della silloge “Poesie d’amore e nostalgia” presso l’editore Scheiwiller.
La sua raccolta “Poesie in forma di bambino” è risultata tra le opere vincitrici del premio letterario dell’Istituto Bibliografico Napoleone (Roma 1990).
Scrive articoli di cultura, costume e critica cinematografica su magazine online come Golem, CaffèEuropa, Portalinus (Baldini & Castaldi) e IdeAzione, in prevalenza con lo pseudonimo di Carlo Violo.
Si occupa dei contenuti culturali del portale web di una azienda di importanza internazionale e svolge da anni attività di terapista corporea attraverso tecniche della tradizione d’Oriente.
 
 

I racconti di Carlo Scirocchi
Le poesie di Carlo Scirocchi


 


 

 

 

Carlo Scirocchi

Lettere di un bambino del nuovo millennio

Cara mamma
ho scelto di nascere in te e già mi sento tutto vibrare all’idea che potrò chiamarti ‘Mamma’.
Mi hanno detto infatti che questa è la parola con cui sulla Terra viene indicata l’aspetto femminile di Dio che le donne come te sono chiamate a rappresentare nel parto e, ora che Gli sono ancora vicino e dovrò presto lasciare la Sua presenza diretta, mi sto esercitando a ripetere questa parola, per fissarla bene nel cuore. Ti accorgerai che sarà la prima parola che riuscirò a pronunciare, non tanto perché sia la più facile, ma per mostrare a te, che mi hai preceduto, che la mia promessa di quando ci lasciammo si sta avverando. Riesci a ricordare?
Ti promisi che quando ci saremmo rivisti su questo piccolo pianeta avrei portato con me un messaggio del nostro Signore, per tutti coloro che sapranno osservarmi ma soprattutto per te che mi accoglierai. Bene, quando pronuncerò questo Suo nome terreno guarda bene i miei occhi perché vi potrai vedere la Sua Luce, il Suo Pensiero.
Io, per allora, avrò già seguito la tua stessa sorte di dimenticanza e potrò comunicarti soltanto i messaggi che la Provvidenza mi avrà concesso di accumulare nell’inconscio e che io stesso dovrò riscoprire.
Ma tu, che nel diventare mamma, puoi sperimentare dall’interno della tua stessa anima un barlume di tutto l’Amore, potrai a quel punto scorgere nella mia integrità quello che non sei riuscita a trovare in nessun libro, in nessuna biblioteca, e che ora in me ti verrà mostrato, semplicemente, come accade ogni volta che appare sulla Terra un bambino di Uomo.
Ricordo nitidamente quando decidemmo di giocarci ai dadi chi sarebbe sceso per primo. Il Capo, come sua abitudine, lasciò a noi ogni decisione, come continua del resto a fare molto coerentemente con tutti gli esseri incarnati. La Sorte ti scelse e tu dichiarasti che saresti scesa come donna per poi ricevermi come madre. Ricordo che mentre lo dicevi la tua luce angelica vibrava di un’energia che laggiù chiamate ‘emozione’ e ci mettemmo a discutere animatamente (infatti eravamo ‘anime’) del Grande Disegno che organizza la vita secondo questi grandiosi ritmi e alternanze di padri, madri, figli, amici.
Io da qui vedo ancora il Tempo come una vaga bolla di luce lontana che ondeggia e si muove al ritmo dei vostri pensieri umani e vedo la Memoria manifestarsi come un impulso confuso verso mete terrene che gli uomini chiamano ‘scopi’ .
Ti confesso che ciò che osservo mi mette addosso un po’ di ciò che tu chiami paura. Il Capo mi ha detto che questo è il Mondo e che tutti loro, Lui e gli altri Amici, seguiranno con trepidazione tutte le nostre mosse. Mi ha anche detto che un atomo della Sua infinita Potenza sarà posto nel mio cuore fisico al momento della discesa.
Ma tu cara Amica-Mamma, ogni volta che sentirai un mio pianto notturno di spavento, ogni volta che griderò per fame e per sete, quando piangerò per i primi dolori e le prime pene, non nutrirmi soltanto con il tuo latte consolatorio ma porgimi il capezzolo della tua anima fattasi paziente perché è di li che il mio spirito infante trarrà il sapore della nostra comune dimora celeste.
Ora devo andare per gli ultimi preparativi, perché, sai, quelli che per te sono lunghi mesi di attesa per me sono pochi attimi. L’Arcangelo Gabriele è, come al solito, incaricato delle ultime istruzioni. Da un po’ di tempo, date le difficoltà di fine millennio, è affiancato anche da Azraele, l’Angelo della Forza.
So che qualcuno dei tuoi amici ha vaticinato che sta per nascere una grande anima. Quassù non facciamo questo genere di distinzioni però Gabriele, l’ultima volta, guardandomi con una severità da accapponare le penne, mi ha premuto con forza la zona che corrisponderà al centro della fronte gridando alto il Nome di Dio.
Credo proprio che non potrò più dimenticarLo
ma tu, antica amica mia
fai di tutto per aiutarmi a ricordare
affinché possiamo ricordarLo insieme.

Il tuo prossimo bambino

(Segue)


Caduta di stelle

Il mio bicchiere per caso s’è rotto
separate le impronte di labbra
ed il gusto dell’acqua e del vino
come un mio pane caduto
che opaco un cadere di stella
rischiara nei mille frantumi.

Forse la stella
che ogni notte mi appare
e più scruto lontana
più vedo in luce passata
generarsi un antico volare
o in forma di pesce
vertebrarsi balene e delfini.


Links

Racconti

Poesie

Siti

Pubblicazioni

Ha pubblicato la raccolta di poesie “L’uomo di Palenque” (Forum/Quinta generazione, Forlì 1983)
e il romanzo “L’uomo del terzo millennio” (Editrice Tracce, Pescara 1994).
Il suo racconto “Il portalettere” è apparso sull’antologia “A cosa servono gli angeli” (Edizioni Ellin Selae, Murazzano – Cuneo 1995).
Poesie sparse sono apparse negli anni su diverse riviste letterarie (L’Oca Parlante, Braci, Antologia Poetica delle Edizioni il Filo ecc.)
Il suo romanzo “La porta dei Cherubini” è stato pubblicato dalle Edizioni Il Punto d’Incontro – Vicenza (1997).
Con lo stesso editore è in uscita a settembre un nuovo romanzo imperniato sulla magia della musica e il mistero di Antonio Stradivari.