Doppio Misto

L'ombra lunga di Marie
di Teresa (poesia di Isi Bum Bum)

Tutti i giorni quando il tempo era buono Marie, dopo la merenda comune, si avviava da sola nel Parco in cui era immersa la Casa, un vero e proprio parco naturale, quasi 10.000 ettari di territorio coperto per buona parte da macchia mediterranea.

Marie ogni giorno cambiava percorso, come in quel test che le avevano proposto anni prima nel quale lei doveva muovere su una mappa un omino di legno dalla casa A alla casa B attraverso un complicato labirinto di strade: a Marie toccava continuamente farlo tornare indietro e cambiargli direzione perché c'era qualche intralcio, e poi non poteva mai ripassare dallo stesso punto, e ogni volta che incontrava una casa rossa doveva svoltare a sinistra: alla fine si era persa e si era molto arrabbiata. Per questo aveva fatto la mappa a pezzettini piccoli come francobolli e li aveva gettati nel camino insieme all'omino e tutto era bruciato in un attimo e la rabbia era svanita.

Ma qui nel Parco era diverso, qui Marie conosceva ogni zolla e sapeva muoversi senza sgomento poiché lo aveva esplorato passo passo e aveva tutti i suoi punti di riferimento che la orientavano.Così sceglieva il percorso ogni giorno a seconda della stagione o del tempo che aveva a disposizione, o semplicemente per tenere d'occhio la fioritura del ciliegio.La sua meta era sempre la stessa: attraversato il bosco di castagni si dirigeva verso le tre grandi magnolie e si sedeva sull'ultima delle panchine di pietra alla fine della breve salita. Lì Marie incontrava Lucio, lui le si avvicinava lentamente, man mano che calava il sole le si faceva più vicino, più vicino, fino quasi ad abbracciarla e allora Marie sentiva la voce di lui che le parlava e le raccontava della sua gente, della sua casa d'oro, della sua vita e di quelle interminabili giornate durante le quali lui, Lucio, aveva fatta bella la sua città, l'aveva illuminata giorno e notte, l'aveva resa viva aiutato da quel vento forte che forse gli dei avevano mandato per lui. Marie, rapita da quelle immagini, chiudeva gli occhi per provare più piacere, più calore.

Quel giorno era arrivata un po' prima del solito. Era il 18 di luglio, sapeva che era una data speciale per Lucio e aveva una sorpresa per lui. Finalmente quest'anno sarebbe riuscita a festeggiare con lui quella giornata: due anni prima aveva piovuto tutto il giorno e l'anno precedente non era riuscita a procurarsi che un piccolo pezzo di vetro che non era servito a niente.

Quest'anno invece aveva curato attentamente gli operai che erano venuti per sistemare le serre della zona ovest e soprattutto i loro movimenti intorno al piccolo capanno per gli attrezzi che avevano costruito per l'occasione : aveva visto che tutti i pomeriggi verso le quattro andavano a cambiarsi lì prima di andare via e che Andrè, quello che aveva sempre la pipa in bocca e che sembrava il capo, prima di entrare lasciava sempre lo zaino appoggiato alla panca di legno fuori del capanno. Marie era riuscita a sedersi con naturalezza di fianco allo zaino e a sfilare dalla tasca più esterna con gesti rapidissimi la scatoletta che aveva visto in mano ad Andrè. Con quella nella tasca dell'ampio abito chiaro, Marie si era diretta verso la sua panchina. Da lontano le era parso di vedere Lucio che l'aspettava, una alta figura immobile un po' tremolante per effetto dell'aria calda che saliva. La strada era secca e polverosa e lei arrivò con le guance rosse e la pelle chiazzata un po' per il caldo un po' per l'emozione. Marie era concentrata e si muoveva con i gesti precisi di chi si è ripassato un piano decine di volte per non dimenticarsi nulla. Andò subito dietro alla statua dove, sulla parte posteriore del largo basamento si vedevano ancora le parole che aveva inciso Isi tre anni prima: era stato lui a portarla lì, a mostrarle il suo segreto, era stato lui a farle conoscere Lucio, chissà perché poi se ne era andato senza nemmeno salutarla. Marie si era sentita sola, ma poi aveva trovato Lucio.

Così Marie quel 18 luglio, in piedi con aria solenne recitò i versi di Isi per dare inizio alla sua Festa dei boschi sacri:

Al fin del calar del sole
come ombra lunga mi distendo
del mio far vedo le gesta...
e quel gran fuoco svanir...
come pallida luce mi risveglio
nel cuor afflitto veggo...
e del mio far mi sento tormentato
di non esser più... cantato...

Una pausa silenziosa e poi Marie tirò fuori dalla tasca sinistra tutte le foglie gialle che aveva raccolto e le distribuì sotto al biancospino che quella primavera non era fiorito. Lucio intanto le andava incontro e lei pensò che forse aveva capito ciò che stava per fare: Marie tremando per l'eccitazione prese nell'altra tasca la scatoletta che aveva rubato e finalmente la aprì: i fiammiferi di legno vibravano nella scatola blu e lei pensò che anche loro volevano volevano....Prese il primo, lo strofinò sullo zolfo e lo gettò tra le foglie...poi ne prese un altro , un altro e un altro ancora finché la fiammella dei bastoncini non sembrò ridicola in confronto al fuoco che si stava alzando intorno. Marie rimase lì a guardare le lingue di fuoco sull'erba secca, il loro crescere e l'espandersi delle fiamme ai piccoli arbusti, alle ginestre, ai cespugli mentre le sue guance avvampavano e tutto avvampava e lei era estasiata e felice e il suo sguardo si perdeva tra spicchi di rosso e girandole di arancione... Cercò Lucio, le sembrò di vederlo attraverso il fumo, immaginò la sua gioia e si sentì placata, si sentì come non si sentiva ormai da molto tempo. Il fuoco lento e inesorabile mangiava la terra e divorava gli alberi adulti del bosco mentre Marie udiva le voci che gridavano, che si avvicinavano, quelle voci che arrivavano sempre con gli incendi, le voci preoccupate di quelli che non capivano. Fra poco forse si sarebbero sentite anche le sirene dei forestali e dei pompieri ma questa volta ci avrebbero messo un bel po' a spegnere le fiamme. Marie sentì in lontananza la calda voce del dottor Noel che la chiamava: "Marie dove ti sei nascosta? Vieni Marie, Lucio Nerone, il tuo amico ti aspetta...Marie, Marie fatti sentire....Marie..." e, rivolto al collega Porot : "Lo sapevo...non mi sembrava un buon segno che andasse tutti i giorni a parlare con la statua di Nerone, dovevamo stare più attenti...dovevamo capirlo, Marie è una piromane così romantica!".