1) Un amore, grazie, con tanta schiuma ma senza cioccolato
2) Le angiove di Cecè Laima
3) Briscola chiamata
4) Castelli di sabbia
5) Licia
6) I Magnagati
7) Mele verdi
8) Olive in calce
9) Palermo, Palermo
10) Piccola storia inutile, davanti a uno yogurt scaduto
11) Il sapore perfetto
12) Pizza al pecorino
Fuori concorso: Ageusia (o: la memoria dei sapori)

 
 

 

 

 

"Cin Cin Tortellin"

Palermo, Palermo
di Enrica Paresce

- Vuoi fare a cambio con me con il volo per Milano?
- Per andare in Sicilia!!! Ma certo!!
Gabriella sorrise felice, adorava la Sicilia, e a Palermo poi il ristorante dove di solito andava con il resto dell'equipaggio era veramente ottimo!
Sformato di anellini e un'enorme aragosta!! Non vedeva l'ora!
Era anche un posto interessante, già due volte avevano incontrato un personaggio, un personaggio ecco, uno di quelli che in quegli ultimi mesi si trovava costantemente sulla prima pagina dei giornali nazionali.
Non un semplice attore o un cantante ma qualcosa di piú.
Una presenza inquietante, ma estremamente affascinante, soprattutto per una diciottenne come lei assetata di avventure.
L'aereo brillava al sole di maggio mentre si avviava verso la pista.
Si sentiva perfettamente in forma nella graziosa divisa da hostess che si era fatta fare su misura da uno dei sarti migliori della capitale. La piccola bustina blu inclinata sui morbidi riccioli neri e il rossetto rosso fuoco sulle labbra piene completavano la sua snella figurina energica.
Ogni volta che si piazzava alla scaletta ad accogliere i passeggeri si sentiva una vera regina. Altro che i laboratori in cui, sino a qualche anno prima, ricamava camice da notte e biancheria fiorentina, per contribuire alle finanze della sua famiglia, disastrate dagli ultimi terribili anni di guerra.
Due alti funzionari che spesso prendevano quel volo le sorrisero e le rivolsero allegri complimenti prima di salire a bordo.
Gabriella spuntò meticolosamente i loro nomi dal brogliaccio di bordo.
Polizia... poteva immaginare senza alcuna fatica perché quei due si stessero recando di nuovo in Sicilia.
Proseguí il suo lavoro sempre attenta a distribuire sorrisi e frasi cordiali, poi salí a bordo anche lei, segnalando al responsabile a terra che l'aereo era al completo.
In effetti non era molto affollato, solo una manciata di posti occupati, ma cosa si poteva pretendere nel 1949?
Le era capitato addirittura di partire con un solo passeggero!
Osservò la passerella allontanarsi dallo scafo e con un ultimo cenno di saluto chiuse con tutta la sua giovanile energia lo sportello.
Percorse l'aereo sorridendo per assicurarsi che tutti fossero ai loro posti ben legati con le cinture di sicurezza, si prodigò a spiegare ogni mistero aereo con l’aria seria di una sacerdotessa, e poi diede l'ok al comandante e si mise a sedere.
Qualche minuto dopo la partenza era già al lavoro per fornire ristoro ai passeggeri.
Terminato anche quel compito si permise di scambiare quattro chiacchiere con quegli alti funzionari di polizia che spesso usufruivano della linea Roma Palermo - Palermo Roma.
- Di nuovo verso la Sicilia! -
- E si signorina il dovere ci chiama... -
- Immagino che il dovere si chiami Salvatore Giuliano - celiò Gabriella con un sorriso malizioso
I suoi grandi occhi castani sfavillavano di eccitazione.
- Temo proprio di sí... quel bandito sembra essere fatto di mercurio, non c'è verso di assicurarlo alla giustizia. - Sospirò il piú anziano dei due uomini.
- Eppure... eppure ecco... a me è stato indicato un uomo, e in effetti somigliava molto alle foto che si vedono sui giornali. Al ristorante dove spesso ci fermiamo a mangiare noi dell'equipaggio. Un posto non particolarmente elegante secondo gli standard di Roma o di Milano certo! Ma una cucina davvero ottima, abbiamo fatto certe scorpacciate di pasta con le sarde e di caponata... per non parlare del pesce, davvero freschissimo. Comunque anche il cameriere ci ha confermato che si trattava di lui, di Giuliano, e sosteneva che viene spesso a mangiare da loro. -
Gabriella era talmente eccitata da quella storia che non si accorse affatto dello sguardo d'intesa che passò fra i due uomini.
- In effetti io stessa l'ho visto un paio di volte, sempre in compagnia di signore di un certo livello. Cioè, voglio dire, non so esattamente di chi si trattasse, ma chiaramente non erano delle contadine! Devo dire che mi sono chiesta spesso come mai sia cosí difficile per le forze dell'ordine catturarlo visto che si fa vedere cosí frequentemente in posti pubblici. -
- E signorina, non è così semplice. Bisognerebbe organizzare una trappola per quel bandito. -
L'uomo piú giovane le sorrise scuotendo il capo.
- Ma non è facile farlo, in Sicilia la gente ha paura. Difficilmente qualcuno si lascerebbe convincere a collaborare con la polizia. Per paura di ritorsioni, capisce? -
- Ma un cittadino onesto dovrebbe impegnarsi a far qualcosa. I suoi crimini stanno riempiendo i giornali ogni giorno di piú! -
Gabriella si incupì, dopo tutto a casa sua durante la guerra sua madre aveva rischiato la vita di tutta la famiglia accogliendo gente ricercata dai tedeschi. La mancanza di coraggio dei siciliani la stupiva e la offendeva. Quando lei era solo una ragazzina aveva avuto il coraggio di affrontare il comando dei tedeschi per chiedere la liberazione della sua anziana zia che aveva dato in escandescenze quando una pattuglia di SS aveva effettuato una perquisizione a casa loro ed era stata portata via.
E ora doveva sentirsi dire che degli italiani non avevano il coraggio di aiutare le forze dell'ordine? ma dove si sarebbe andati a finire?
- Ci vorrebbe una donna, una donna molto coraggiosa e molto bella, perché al bandito le donne belle piacciono molto, e soprattutto se sono di buona famiglia come ha notato anche lei signorina. -
- Lei pensa che si potrebbe organizzare una trappola? In effetti, magari con una lettera appassionata in cui si richiede un incontro, a quello stesso ristorante. Ma dovrebbe trattarsi di qualcosa di credibile. -
Gabriella rifletté pensosa, ma non piú di un minuto in effetti.
L’idea di sedurre un bandito e farlo catturare le appariva incantevole, una trama da film con lei come protagonista.
- Dovrebbe certamente essere molto carina,come lei per esempio, e poi ci dovrebbe essere una scusante valida. Una ragione di questo invaghimento improvviso. Dovrebbe essere una donna che ha visto il bandito e ne è rimasta affascinata. E che lui sia sicuro che questo è accaduto davvero. -
- Se voi pensate che si possa fare. Io penso, ecco penso che potrei prestarmi per fare da esca – mormorò Gabriella intenta ad immaginarsi la trama di quella avventura.
- Non dovrebbe preoccuparsi di niente, noi la proteggeremo. -
- Certamente! E poi naturalmente sarebbe sua la taglia posta su quel bandito.
Gabriella si ritrasse con aria indignata. Soldi!? Poi socchiuse gli occhi pensosa, soldi.. non sarebbe stata una brutta cosa in fondo, avrebbe potuto comprarsi una pelliccia magari.

Erano passate due settimane si era in giugno e iniziava a far caldo davvero soprattutto a Palermo su cui stagnava un coltre di afa spessa e ferma.
Gabriella sorrise allo specchio della toilette dell’aereo sistemandosi i capelli freschi di parrucchiere.
Il resto dell’equipaggio si stava preparando per andare a mangiare qualcosa. Il capitano appassionato di caccia subacquea aveva convinto tutti ad andare a Cefalù per una giornata di sole e mare.
Era rimasto molto deluso quando lei aveva declinato l’invito con la scusa di un impegno improrogabile. Le stava insegnando ad usare l’arpione e lei si era rivelata una delle sue allieve piú entusiaste, a giugno avevano passato una giornata all’isola delle femmine prima di rientrare a Roma e Gabriella aveva vinto la gara a chi pescava piú saraghi.
In effetti andare sott’acqua era veramente eccitante, ma quel giorno aveva qualcosa di ancora piú elettrizzante da fare.
Scivolò rapida sotto l’ala del Fiat n°212 che attendeva di essere ripulito e sistemato per il ritorno e proseguí stando ben attenta a non sciupare i tacchi affilati delle scarpette alte verso la macchina che l’attendeva.
Aveva il cuore che le batteva a mille.
Guardò dal finestrino il sole che scintillava sul mare, la conca di Palermo verde e luminosa, la mole familiare di monte Pellegrino che abbracciava il golfo.
Era una giornata perfetta.
Ripassò le mosse da compiere.
Doveva semplicemente entrare nel ristorante e sistemarsi al tavolo riservato per lei (le avevano detto che non sarebbe neppure stato necessario dire chi aveva riservato il tavolo!) avendo l’accortezza di mettersi un po’ all’interno, non proprio sul parapetto della terrazza sollevata che garantiva una bella visuale sulla città.
“Lui” non sarebbe stato lí ad attenderla, cosí avevano asserito.
Quindi avrebbe avuto anche il tempo di concedersi un piccolo aperitivo.
Ci sarebbe voluto qualcosa di forte forse, ma no, no, non era il caso. Doveva essere lucida e lei non reggeva per nulla l’alcool. Si sarebbe limitata ad una spremuta di arance o qualcosa di simile e qualche stuzzichino.
Poi lui sarebbe arrivato.
Sicuramente sarebbe stato scortato dai suoi picciotti, quei ragazzotti dalla faccia dura che lo accompagnavano sempre. Vi erano per lo meno quattro o cinque stradine che portavano al ristorante quindi era un po’ difficile sapere da dove sarebbe arrivato.
I carabinieri sarebbero intervenuti solo quando avesse varcato le porte del ristorante.
Se si fosse venuti allo scontro armato, cosa molto difficile, secondo i due signori che avevano organizzato tutto, lei si sarebbe dovuta limitare a chinarsi sotto il tavolino come per sistemarsi una scarpa.
Dopo di ché l’avrebbero riaccompagnata in aeroporto, e naturalmente a Roma poi avrebbero provveduto a segnalare il suo comportamento eroico, magari una medaglia al valor civile, oltre alla ricompensa, e chissà sarebbe potuta diventare famosa, sorrise fra sé immaginandosi davanti al capo dello stato che elogiandone il coraggio le offriva una medaglia e un’enorme mazzo di rose scarlatte.
Era tutto cosí semplice.
Si accorse di stare canticchiando “Conosci mia cugina? Che tipo originale…” solo quando l’autista girò un attimo la testa per guardarla attraverso lo specchietto retrovisore, riuscendo a stento ad arginare una risata tacque e si lasciò andare alla morbidezza del sedile senza piú guardare fuori i finestrini, tutta presa dai suoi sogni.
Un leggera stretta allo stomaco la scosse.
Fame.
Fame nervosa?
In effetti era partita molto presto da casa quella mattina. Piú che altro quella sembrava fame-fame.
Avrebbe potuto chiedere un arancino al ristorante, o un piatto di stuzzichini piú variati. Certo se avesse potuto ordinare subito un bel piatto di pasta con le melanzane, o ancor meglio una pepata di cozze. Ma non sarebbe stato il caso.
E poi era meglio non pensare a questo, no, no, no, eventualmente sarebbe andata a mangiare dopo, dopo aver concluso trionfalmente la sua missione.
Sicuramente l’avrebbero scortata con tutti gli onori in qualche altro ristorante.
Oppure, oppure sarebbe potuta andare da Dagnino al Politeama, a prendersi un bel cannolo, o una granita con panna e una splendida brioche.
O basta, basta pensare al cibo o avrebbe finito col diventare con la prima capo hostess con cui aveva lavorato, il suo primo volo… finito con un atterraggio di fortuna in mezzo ad un campo arato. Un avventura meravigliosa nonostante il fango che le aveva distrutto le scarpe e le preziose calze di nailon nuove e la puzza di concime.
Era stato davvero stupendo. Come un film. Almeno per lei, la signorina Luigia invece, aveva continuato a esclamare “manciare, manciare” in quel suo strano accento da mezzaustriaca sino a che non era riuscita a farsi passare la paura al ristorante spazzolando tutto quello che le veniva messo davanti. Era stata una scena davvero ridicola!
La macchina si fermò, all’autista annuì alla sua domanda: come era stato concordato avrebbe atteso nella traversa dietro il ristorante.
Gabriella scese quasi di corsa con il volto raggiante di aspettativa.
Salí lentamente le scale che avrebbe voluto saltare come una gazzella e attraversò rapidamente la sala interna, un cameriere comparve dal nulla e l’accompagnò cerimoniosamente ad uno dei tavolo esterni sulla terrazza panoramica e lei si sedette fiera come una regina.
Da quel posto riusciva a vedere tutta la piazza di fronte. Le poche macchine, i carrettini colorati pieni di ortaggi, e poi oltre uno spicchio di mare.
Ordinò un aperitivo analcolico scartando la spremuta che le pareva poco adatta al ruolo eroico che stava interpretando e osservò con distacco il resto dei clienti.
Stava gustando un piattino di fritti di mare, deliziosamente friabili e croccanti quando udí lo stridio dei freni di un auto in corsa, un suono orribile che rimbalzando per le strade strette le ferí le orecchie.
Un attimo dopo era già accoccolata indecorosamente sotto il tavolo mentre il suono secco dei proiettili di un mitra si mischiava alle urla degli avventori e dei camerieri e al rumore di sedie rovesciate e bicchieri e piatti in frantumi.
Non si capacitò di come fosse arrivata alla macchina che l’attendeva, notò quasi di sfuggita un lieve inarcarsi delle sopracciglia dell’autista e mantenne la presa sulla maniglia della portiera per tutto il tragitto sino all’aeroporto, pronta a gettarsi giú dalla macchina se questa non avesse seguito la strada che lei ben conosceva.
Dopo mezz’ora il tremolio rassicurante di un aereo pronto a rullare sulla pista di partenza la cullava.
Per fortuna la collega di turno era stata ben felice di potersi attardare qualche ora in piú.
Con un sospiro Gabriella lasciò cadere accanto a se la borsa con i documenti del viaggio.
Non aveva idea di coa fosse effettivamente accaduto. E non voleva neppure saperlo.
Ne sarebbe passato parecchio di tempo prima di rimetter piede in Sicilia, questo era certo. Pensò alle parole caustiche con cui l’avrebbe apostrofata suo padre se fosse venuto a conoscenza di quella sua follia e sospirò.
Sentiva ancora in bocca il sapore dell’antipasto che aveva potuto solo assaggiare. Chissà quando le sarebbe capitato di gustare di nuovo la pasta con le sarde e la mollica.